| Intere generazioni 
		hanno contemplato il dipinto a noi consegnato perchè nella sua bellezza 
		narri lo stupore della fede. Stanno di fronte due donne. Tutte e due aspettano un bambino. Una è 
		vecchia, sterile, la pelle aggrinzita. L'altra è giovane,bella, vergine. 
		Una sola spiegazione per ambedue i casi: "Nulla è impossibile a Dio" (Lc 
		1,37).
 
  Ciò 
		che da un punto di vista umano è limite, impedimento, diventa 
		"possibilità" quando interviene Dio "padrone dell'impossibile". In Maria 
		ed Elisabetta la meraviglia è grande, mentre per Giuseppe e Zaccaria 
		sembra per ora prevalere la curiosità. E la meraviglia fa esplodere la 
		gioia, perfino nel grembo. "L'anima mia glorifica il signore, lo spirito 
		mio esulta di gioia"; "alla voce del tuo saluto il bambino ha esultato 
		di gioia nel mio grembo". E' il dono della vita che le due donne sentono crescere dentro di loro, un 
		dono che non vogliono trattenere per sè, ma offrire, condividere.
 L'intero episodio esprime un dinamismo di partecipazione, coinvolgendo 
		pure Dio Padre che tra nuvole di angeli in movimento dall'alto osserva 
		il sorprendente incontro.
 
 "Beata te che hai creduto..."
 Elisabetta inventa la beatitudine più adatta alla sua ospite. Coglie la 
		vera grandezza di Maria, donna che si è aggrappata a una Parola nuda, 
		spoglia, che l'ha messa in cammino. Una persona scommette su Dio che non 
		delude quando smantella le proprie difese.
 Questo atteggiamento si chiama "fede". Maria diventa così modello della 
		comunità cristianache accoglie il dono di Dio.
 
		Don Alvidio |